“Raccontiamo il bene” - Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. I numeri, le esperienze e le proposte

Dossier di Libera in occasione dell'anniversario della legge n. 109/96

La fotografia delle esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati:

Aumentano i soggetti nella gestione beni immobili confiscati alla criminalità organizzata: 1065, +7,4% rispetto lo scorso anno. Aumentano anche i comuni 383 (erano 359 scorso anno).

Sicilia, Campania, Calabria e Lombardia le regioni con maggior numero di realtà sociali assegnatarie.

Sono 22.548 beni immobili destinati ai sensi del Codice antimafia con incremento del 14% rispetto lo scorso anno. Aumentano anche le aziende destinate +77% rispetto lo scorso anno.

Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni in mano alle mafie a beni comuni e condivisi. In occasione dell'anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Sono 1065 (+7,4% rispetto scorso anno) soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in 20 regioni, in 383 comuni (erano 359 scorso anno). Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica.

 

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Dai dati raccolti attraverso l'azione territoriale della rete di Libera emerge che più della metà delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (563) mentre le cooperative sociali sono 232; a queste si aggiungono 5 cooperative di lavoro. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, ci sono 14 associazioni sportive dilettantistiche, 31 enti pubblici (tra cui aziende sanitarie, enti parco e consorzi di Comuni che offrono dei servizi di welfare sussidiario dati poi in gestione a soggetti del terzo settore), 39 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni, 62 realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 33 fondazioni private e di comunità, 18 gruppi dello scautismo e infine 31 istituti scolastici di diverso ordine e grado. Nel censimento non sono compresi i beni immobili riutilizzati direttamente per finalità istituzionali dalle amministrazioni statali e locali. Nel 56,8% le attività svolte nei beni confiscati riguardano attività di welfare e politiche sociali, nel 25,6% promozione culturale e turismo sostenibile, il 10% in attività legate all'agricoltura e ambiente. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 285 soggetti gestori, segue la Campania 170, la Calabria con 149, la Lombardia con 151

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Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” - Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie vuole raccontare, dopo ventotto anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a  realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale.

Nella ricerca Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. Il 34,7% riguarda appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili; il 19,6% ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale, palazzine; il 18,3% terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze immobiliari); il 9,5% locali commerciali o industriali, capannoni, magazzini, locali di deposito, negozio, bottega, uffici.

“Oggi, dopo 28 anni dall’approvazione della legge 109- commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera - con 1065 soggetti della società civile organizzata che gestiscono beni confiscati, possiamo scrivere con convinzione che il primo obiettivo è stato raggiunto: i beni confiscati, da espressione del potere mafioso, si sono trasformati in beni comuni, strumenti al servizio delle nostre comunità. Più di 500 associazioni di diversa tipologia, oltre 30 scuole di ogni ordine e grado che usano gli spazi confiscati come strumento didattico e che incidono nel tessuto territoriale e costruiscono economia positiva. Un’economia che tutti noi possiamo toccare con mano e che cambia radicalmente le nostre vite. Poter firmare un contratto di lavoro vero, poter usufruire di servizi di welfare laddove lo Stato sembra non arrivare, poter costruire il proprio futuro nel mondo del lavoro: tutto parla di un Paese che ha reagito alla presenza mafiosa e che con orgoglio si è riappropriato dei suoi spazi. Dall'altro lato- conclude Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera- raccogliamo segnali preoccupanti del mondo della politica: un attacco costante alle misure di prevenzione, tentativi di privatizzare i beni confiscati e piegarli alla logica dell’economia capitalista, una gestione delle risorse dedicate ad oggi piuttosto confusionaria.  Non possiamo accettare che ci siano passi indietro su questo. Le misure di prevenzione si sono dimostrate uno dei più importanti strumenti nella lotta alle mafie e alla corruzione, perché da subito hanno agito sul controllo economico e sociale con il quale i clan soffocano i territori.”

In occasione dell'anniversario Libera ha elaborato i dati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 22 febbraio 2024) dove sono 22.548 i beni immobili (particelle catastali) destinati ai sensi del Codice antimafia (+14% rispetto al 2023) mentre sono in totale 19.871 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Sono invece 3.126 le aziende destinate (+77% rispetto al 2023) mentre sono 1.764 quelle ancora in gestione. In Sicilia sono 7.727 i beni immobili (particelle catastali) destinati mentre sono 8656 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Segue la Calabria con 3.137 i beni immobili (particelle catastali) destinati mentre sono 1880 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati e Campania con 3106 beni immobili (particelle catastali) destinati mentre sono 3416 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Nel Nord Italia spicca la Lombardia con 1590 beni immobili (particelle catastali) destinati mentre sono 1552 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Cambia di poco la geografia regionale sul fronte delle aziende. In Sicilia sono 551 le aziende destinate mentre sono 913 quelle ancora in gestione. Segue la Campania con 330 aziende destinate mentre sono 669 quelle ancora in gestione e Lazio con 259 aziende destinate mentre sono 449 quelle ancora in gestione.

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Nel dossier Libera presenta una prima mappatura sul riutilizzo sociale dei beni confiscati in Europa e America Latina. In Europa, la mappatura di Libera ha contato 19 stati membri nei quali esiste una legislazione specifica sull’uso dei beni confiscati per scopi di interesse pubblico o sociali. Sono 18  esperienze di riuso pubblico e sociale escludendo quelle italiane: due in Spagna, tre in Romania, in Bulgaria e  Belgio, una in Francia e Olanda e cinque in Albania. Tra le diverse pratiche di riuso incluse nella mappatura, la caratteristica comune è la finalità di inclusione, promozione cooperativa ed economia sociale, impegno giovanile, servizi alle persone, rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale. In assenza di specifiche normative che qualifichino il delitto di “organizzazione criminale di tipo mafioso” e regolino la confisca dei beni, in America Latina il sequestro si applica principalmente su beni mobili e immobili collegati a crimini gravi come il narcotraffico o la tratta di esseri umani, come descritto dalla Convenzione di Palermo dell’ONU nel 2000. Secondo la mappatura di Libera sono 7 le esperienze di riutilizzo sociale, quattro in Argentina e tre in Columbia.

Roma, 7 marzo 2024
Comunicato Stampa