Inizia la campagna di raccolta degli agrumi

Nei prossimi giorni prenderà il via la raccolta delle clementine biologiche coltivate dalla cooperativa sociale Valle del Marro – Libera Terra, che gestisce circa 14 ettari di agrumeti confiscati alla ’ndrangheta nella zona di Gioia Tauro.
L’attacco della mosca della frutta è stato efficacemente contenuto grazie alle tecniche di difesa biologica: una buona notizia che consentirà ai consumatori di gustare un frutto di stagione di grande qualità, frutto anche dei nuovi sistemi di potatura e irrigazione introdotti negli ultimi anni.
Questo “spicchio” di natura mediterranea racchiude profumi, colori e sapori autentici, a cui si aggiunge quello della libertà da logiche di sopraffazione.
Eppure, non è sempre stato così il paesaggio agricolo di questa terra.
Nel 1838 Arthur John Strutt, nel suo viaggio a piedi in Calabria, facendo tappa anche a Rosarno e Palmi, attraversa il territorio di Gioia Tauro, che descrive come “una zona di bosco ceduo, felci e sottobosco”. Il pittore e archeologo inglese non parla affatto di agrumeti nella zona pianeggiante, allora altamente rischiosa per la presenza di malaria e la frequenza di furti e omicidi.

Quasi un secolo dopo, nel 1910, Malvezzi e Zanotti-Bianco, tracciando una relazione sull’Aspromonte occidentale, restituiscono invece un paesaggio completamente trasformato, dominato dalla “coltura più cara ai calabresi che riceva cure adeguate, che sia difesa con ogni mezzo dalle insidie della natura”. Si riferiscono agli agrumi pregiati della Piana, che descrivono così:
“Lungo la costa gli agrumeti formano una vegetazione senza fine, a piante di mediocre altezza, ben curate e concimate”.
Malvezzi e Zanotti-Bianco non conoscevano ancora le clementine, ibridi di arancio amaro e mandarino comune, che verranno ampiamente coltivate nella Piana di Gioia Tauro soltanto dagli anni ’80. Scrivono infatti che l’arancio e il mandarino, allevati in veri e propri giardini,
“danno certamente reddito molto minore, e inferiore a quello che si otteneva nel passato per il rinvilimento dei prezzi; nondimeno esso è sempre assai maggiore che nelle altre colture”.
Il progetto industriale del V Centro siderurgico, previsto dal pacchetto Colombo negli anni ’70, quasi del tutto “sfumato” nelle sue realizzazioni, portò con sé la distruzione di migliaia di piante di clementino per far spazio al porto di Gioia Tauro, oggi la più grande infrastruttura del Mezzogiorno.
A seguire, lo scandalo delle “arance di carta” — una frode ampia e sistematica messa in atto per ottenere finanziamenti europei indebiti — provocò il crollo del comparto agrumicolo, già allora finito sotto il controllo delle mafie, che si erano accaparrate ettari di terreni agricoli.
L’ultima piaga del settore, ancora oggi ferita aperta e sanguinante, resta lo sfruttamento della manodopera bracciantile, italiana e straniera, durante le campagne di raccolta.
Ma la terra, se curata con rispetto e coraggio, mettendo al centro la dignità umana, porge i suoi frutti migliori, non avvelenati da uno sviluppo distorto.
Oggi una nuova forma di benessere passa attraverso la valorizzazione delle clementine e si lega a un modello di filiera etica e sociale, fondato sull’uso dei beni confiscati alle mafie e sulla collaborazione con partner commerciali responsabili, come le Coop e i G.A.S. (Gruppi di acquisto solidale). Attraverso il consumo consapevole, questi soggetti contribuiscono al riscatto di un intero territorio da forme di illegalità e sfruttamento.
Da anni Unicoop Firenze, attraverso la Fondazione Il Cuore si scioglie, sostiene il lavoro etico della cooperativa Valle del Marro – Libera Terra sulle terre confiscate alla criminalità organizzata, finanziando borse di inserimento lavorativo per migranti vittime di caporalato e portando le clementine e le arance del “buon raccolto” sui banchi ortofrutta dei propri supermercati.
Nell’estate appena trascorsa, la Fondazione ha promosso una raccolta fondi straordinaria a sostegno della cooperativa, colpita prima da un atto di sabotaggio agli impianti irrigui degli agrumeti e successivamente dalla distruzione del raccolto di grano e olive.
Oggi, nonostante le difficoltà, il lavoro della Valle del Marro continua con determinazione e trasforma la fatica in frutti di rinascita: a breve le nuove Clementine Libera Terra verranno raccolte a mano, al momento della maturazione ottimale, per offrire frutti dolci, succosi e profumati, ideali a fine pasto, per uno spuntino o per la preparazione di ricette autunnali.
Coltivate secondo i principi dell’agricoltura biologica, e non sottoposte ad alcun trattamento di ceratura, lavaggio o lucidatura, le scorze delle clementine sono particolarmente adatte per la preparazione di dolci, marmellate e liquori. Da qualche anno è possibile acquistare anche, oltre al frutto fresco, la marmellata di clementine biologiche, ricca di scorzette.
Per dettaglianti e consumatori diretti, sulla piattaforma La Bottega di Libera Terra è possibile effettuare il pre-ordine, con consegne programmate a partire dal 4 novembre.
Trovi i nostri prodotti a questi link:
https://bottegaliberaterra.it/clementine-biologiche-box-10-kg
https://bottegaliberaterra.it/marmellata-di-clementine-biologica-270gr
