Atti intimidatori contro la cooperativa Valle del Marro

Incendiato un campo di grano su bene confiscato

Nella giornata di ieri, un incendio di origine dolosa ha devastato la coltivazione biologica presente su un terreno confiscato alla mafia in località Pontevecchio, nel Comune di Gioia Tauro, distruggendo quasi totalmente il raccolto del grano. Il campo in questione è gestito dalla cooperativa sociale Valle del Marro, che opera sui beni confiscati alla criminalità organizzata per promuovere legalità democratica e inclusione socio-lavorativa.

Si tratta del quarto danneggiamento in meno di un mese. Precedentemente, infatti, ignoti avevano preso di mira contemporaneamente gli impianti irrigui di due terreni coltivati a clementine e di un piccolo appezzamento di Kiwi, sempre nel territorio comunale di Gioia Tauro. L’azione, chiaramente organizzata e mirata, ha portato alla sottrazione di componenti fondamentali come il desabbiatore, il fertirrigatore e gli sfiati. In alcuni casi il danno ha reso temporaneamente inutilizzabile l’impianto, in altri ne ha compromesso l’efficienza.

1 Incendio Pontevecchio

«Questi atti non rappresentano semplici danneggiamenti agricoli» dichiara Antonio Napoli, uno dei soci della cooperativa. «Sono veri e propri attacchi alla legalità ripristinata e alla giustizia sociale. Chi attacca le coltivazioni, attacca l’esistenza stessa di un lavoro dignitoso. La solidarietà concreta e il sostegno attivo – prosegue Napoli - sono le risposte più immediate a chi tenta, con la violenza e la paura, di frenare il cambiamento da tempo avviato.»

È da 20 anni, infatti, che la cooperativa Valle del Marro lavora su beni restituiti alla collettività attraverso l’efficace strumento della legge 109/96, offrendo lavoro onesto, formazione etica e speranza in territori storicamente segnati da dinamiche criminali mafiosi, che comportano povertà economica ed educativa.

3 Incendio Pontevecchio

«Contro l’azione di chi aggredisce risorse che sono simboli di riscatto civile ed economico» conclude Napoli «bisogna potenziare l’uso sociale dei beni confiscati, stanziando ad esempio risorse adeguate non solo per la rifunzionalizzazione degli immobili, ma anche per la continuità delle stesse attività di riutilizzo, sempre contrastato dalle mafie.»